È il Washington Post il primo a dare la notizia. Facebook sfida le Fake News assegnando a tutti i suoi utenti un reputation score, letteralmente, un punteggio sulla tua reputazione online.
Voglia o non voglia, Facebook ha sempre dovuto combattere contro la disinformazione, la creazione e pubblicazione di false notizie e falsi profili. Quando sei un social network da 2 miliardi di persone te lo devi anche un po’ aspettare di finire in prima pagina prima o poi. Per questo nella sua sfida alle fake news ha deciso di assegnare un punteggio da zero a dieci alla credibilità e affidabilità dei propri iscritti.
Quando tutto ebbe inizio…
L’anno zero che lancia la sfida tra Facebook e le Fake News è il 2016. Anno delle prime presidenziali americane post Obama, anno della lotta Clinton Vs Trump.
Secondo un’analisi di Buzzfeed, sui social network e su Facebook in particolare, solo negli ultimi tre mesi di campagna elettorale le notizie false relative ai due candidati hanno generato quasi 9 milioni di condivisioni, reazioni e commenti contro i 7 milioni generati invece dalle notizie vere delle maggiori testate giornalistiche come New York Times, Washington Post, Huffington Post, NBC News e molti altri.
Una guerra aperta insomma, che ha costretto il colosso californiano ad affilare le armi.
Un esempio di fake news USA riferita ad Hillary Clinton. Yoko Ono “Negli anni ’70 ho avuto una tresca con Hillary Clinton”
Dovete sapere che da sempre gli utenti Facebook hanno la possibilità di segnalare post con contenuti problematici: volgari, falsi o che urtano la sensibilità altrui. Tuttavia ciò a quanto pare non basta. Sì perché, fatta la legge trovato l’inganno. Gli utenti hanno iniziato a colpire post e articoli veritieri segnalandoli come falsi per una pura divergenza di opinioni. Non la penso come te, pertanto, dico a tutti che la tua notizia è sicuramente falsa.
Inutile sottolineare come questo tipo di comportamenti non faccia altro che provocare caos inutile.
“Non è raro che le persone ci dicano che qualcosa è falso semplicemente perché non sono d’accordo con la premessa di una storia o stanno intenzionalmente cercando di colpire un particolare editore”, racconta in un’intervista Tessa Lyons, product manager che si occupa della lotta contro la disinformazione su Facebook.
Come risolvere il problema? La soluzione pensata da Facebook è semplice. Se non si è in grado pensare prima di commentare, condividere o pubblicare post sui social network e se non ci si rende utili affinché la piaga della disinformazione si plachi almeno un po’ allora si torna tutti sui banchi di scuola, a prendere i voti.
Quanto sei affidabile?
Prima di valutare l’affidabilità dei post sembra essere necessario valutare l’affidabilità degli utenti.
Ovviamente, il punteggio di affidabilità di un utente non è inteso come indicatore assoluto della credibilità di una persona. Si tratta piuttosto di uno tra i tanti indizi di comportamento che Facebook raccoglie per cercare di capire l’effettivo “rischio fake news”. Il reputation score è inteso piuttosto come un punteggio relativo alla capacità dell’utente di interpretare le notizie che trova nella sua bacheca come vere o meno.
Purtroppo non è ancora ben chiaro come avvenga tutto ciò. Come vengono determinati i punteggi? Tutti gli utenti hanno un punteggio? E in che modo vengono poi utilizzati i punteggi?
Il nuovo sistema di valutazione è stato sperimentato per la prima volta negli Stati Uniti in occasione delle mid-term election di novembre, per cercare di bloccare le notizie false e sbagliate che puntano a impedire il voto. In Italia e in Europa ci si tiene pronti invece per le elezioni Europee a primavera 2019.
Entro fine anno è previsto il primo check di verifica dei risultati, quindi è solo questione di giorni prima che vengano pubblicate le prime pagelle. State allerta!