Scrivere recensioni false utilizzando un’identità falsa è un crimine secondo la legge italiana. Lo ha stabilito il Tribunale Penale di Lecce in una sentenza che costituisce un importante precedente.
Il proprietario di PromoSalento vendeva pacchetti di recensioni false ai business dell’ospitalità in Italia, è stato condannato a 9 mesi di prigione e al pagamento di circa 8.000 Euro per spese e danni. A supporto del procedimento contro PromoSalento si è costituita parte civile TripAdvisor, uno dei siti di viaggi più importanti al mondo.
Federalberghi commenta «Va nella giusta direzione la sentenza del Tribunale penale di Lecce, che ha inflitto una pena esemplare a uno «spacciatore» di fake reviews» (Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno)
Tutto bene? Sì, certo, ma ci sono anche aspetti che non ci convincono.
Intanto il problema è gigantesco e un singolo caso non sarà sufficiente ad eliminare il fenomeno. «Non possiamo però dimenticare – dice sempre la Federazione degli albergatori – che siamo di fronte ad un problema dalle dimensioni enormi. Né possiamo illuderci che possa essere risolto affidandosi al meritorio lavoro della magistratura o alla buona volontà dei singoli». C’è ancora molto lavoro da fare.
Quello che non ci convince fino in fondo, però, è il cambiamento di rotta di TripAdvisor.
Sappiamo tutti che chiunque voglia intraprendere un viaggio, fare una vacanza, acquistare un libro, un prodotto qualsiasi, cerca di formarsi un’opinione leggendo le recensioni in rete. Uno dei settori in cui la recensione gioca un ruolo più rilevante è quello del turismo. Per questo, sono nati portali che hanno offerto la possibiità di lasciare le proprie recensioni. Il più famoso di tutti è sicuramente TripAdvisor, un colosso, che ha basato la propria fortuna proprio sulle recensioni dei clienti.
Fin dalle origini singoli titolari, o aziende specializzate, hanno cercato di presentare in rete le proprie attività nel modo migliore. E molto presto sono cominciate a fiorire le recensioni false. TripAdvisor è stata presto accusata di non fare nulla per arginare il fenomeno. Anzi, a nostro avviso, in un primo periodo ha addirittura negato il fenomeno (Questo articolo in cui si ammette che le recensioni false esistono e sono una piaga è del 2012: https://www.italiaatavola.net/articolo.aspx?id=26863), ma nello stesso tempo ha utilizzato (e forse tuttora utilizza) la presenza di false recensioni nel suo portale per proporre servizi creativi a pagamento che consentono di avere una visibilità migliore all’interno del portale e riuscire così a far emergere la propria azienda dal mare di recensioni di scarsa qualità o addirittura false. Questo ad esempio, un articolo del 2017, che parla di questi servizi creativi.
Le accuse nei confronti di TripAdvisor di fare poco o nulla per arginare il fenomeno si sono moltiplicate. Per esempio, questo articolo tratto da The Guardian nel 2016, solo due anni fa, parla esplicitamente di uno stravolgimento del mondo della ristorazione se letto tramite le recensioni di TripAdvisor “Recensioni false, ristoranti declassati senza diritto di replica, locali discutibili nelle top 10 di svariate città“.
Fa piacere che TripAdvisor stia marcando un netto cambio di rotta, ma a noi rimangono alcune perplessità su un’azienda che ha costruito la propria fortuna cavalcando le fake reviews e adesso, quando il sistema è entrato in crisi per la palese inaffidabilità dimostrata, tenta di rifarsi una verginità promuovendo processi che hanno lo scopo di esaltare comunicativamente il ruolo di difensore della verità di TripAdvisor.
Provate a cercare su Google “condannato recensioni false” e a dare un’occhiata a come viene presentato il ruolo di TripAdvisor. Se venisse valutato il “sentiment”, come va di moda oggi, sarebbero tutti sentiment molto positivi. Possibile che non ci sia un solo articolo di critica nelle prime posizioni?
Ci auguriamo che la svolta etica di TripAdvisor sia effettiva, e che altre piattaforme, più attente fin dalle origine alla qualità dei contenuti generati dagli utenti e alla loro autenticità, possano prosperare e creare una pluralità di opinioni che permetta alle persone che cercano un buon ristorante di scegliere con maggior cognizioni.